In pratica da un lato ha apportato un progresso sociale (la nascita di
una pagina Facebook con oltre 700 iscritti pronti a discutere in modo
costruttivo del progetto) e dall’altro, purtroppo, non ha portato e nemmeno
porterà, risultati e benefici rispetto a ciò che voleva innovare.
Qualcun altro, molto sarcasticamente, ha richiamato la
famosa battuta di Aldo, Giovanni e Giacomo: “Il
mio falegname con 30.000 lire la faceva meglio!”. E come dargli torto!
Il Sindaco ha incaricato degli ingegneri per fare un progetto conforme
alla normativa regionale. Tra l’altro professionisti che hanno avuto anche
ruoli rilevanti in Legambiente,
associazione deputata alla difesa del territorio e al miglioramento della qualità
della vita.
Ma nonostante ciò l’obiettivo della parte tecnica, molto probabilmente su
suggerimento di quella politica, è stato: “fare
il minimo indispensabile”. Bhè, ci sono riusciti. Progetto minimal. Con
tanto di approvazione di qualche scellerato di Legambiente,
che purtroppo non è arrivato a pensare che le sue parole hanno un peso, e non
indifferente, specie quando verranno strumentalizzate da Melis nei prossimi
manifesti che verranno affissi per il paese. Chiunque, in fondo, con una minima
dimestichezza nel saper far di conti, avrebbe potuto calcolare i volumi delle
vasche in rapporto alle superfici del territorio, e mettere giù un bel progetto
preliminare.
Per una volta non mi rivolgo a Melis e alla sua amministrazione,
purtroppo per loro non capirebbero il tema che andrò a esporre.
Mi rivolgo invece agli ingegneri e a quelli di Legambiente che vedono tecnicamente
positivo un vascone in cemento armato. Mi rivolgo a loro che perdono di vista il legame tra professione e professionalità.
Avete mai sentito parlare di Servizi Eco-Sistemici?? Avete mai sentito
parlare di Biodiversità e Sviluppo sostenibile? Avete mai sentito parlare di Resilienza del
territorio e/o di una comunità? Se la risposta è no, suggerisco a quelli di
Legambiente che valutano positivamente quel progetto di cambiare associazione e
agli ingegneri qualche corso di formazione e di aggiornamento (che andrà tutto
a loro vantaggio, anche dal punto di vista lavorativo, visto che la tendenza
europea è questa).
Potrei mettervi decine di link su questi temi, ma è sufficiente metterne uno solo, quello del Ministero per la Tutela dell'Ambiente, che fissa gli obiettivi strategici per il 2020.
Bastava informarsi, bastava leggere le relazioni dei geologi che hanno lavorato ai vecchi PRG, al nuovo PGT o semplicemente al Piano di Emergenza Comunale di Solbiate Olona. Oppure leggere il minimo indispensabile relativamente ai vincoli PAI (Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino del Po). È tutto scritto lì, evidenziato e colorato.
Carissimi, la salvaguardia dell’ambiente passa anche da questi concetti.
È chiaro che è facoltà di ciascuno non considerare questi aspetti, ma se lo
si fa, si è anche coscienti di essere o ignoranti o menefreghisti. Un’associazione
ambientalista deve mettere questi aspetti all’inizio della lista dei suoi
obiettivi; uno studio di ingegneria deve essere all’avanguardia, altrimenti
avrebbero dato l’incarico a qualche geometra neo-diplomato; un’amministrazione
deve in primo luogo puntare alla qualità della vita non solo dei propri
cittadini, ma dei figli dei propri cittadini. Purtroppo, però, quest’ultimi non
sono mai considerati da chi amministra…, ahimè, conviene pensare a quelli che
hanno diritto di voto!
Il prato del fondovalle, cari miei, fa già di suo un servizio
eco-sistemico. Nella maniera più naturale possibile funge anche da vasca di
laminazione, dove le acque in eccesso dell’Olona vanno a raccogliersi, per poi
essere riassorbite dall’Olona e dalla falda, senza l’ausilio di pompe, di
condotte, di energia, di progetti strampalati.
Mi piacerebbe sapere se gli ingegneri hanno calcolato il volume di acqua
che quel prato, così com’è attualmente, è in grado di laminare. A dire la
verità i tecnici hanno già risposto: “Inoltre,
da quanto è emerso in risposta a una domanda precisa, la naturale funzione del
prato del Ciclocross come area di spaglio era sconosciuta, al punto che si è
prontamente ipotizzata la possibilità di aggiungere una paratia per lasciare
comunque una via di fuga alla piena, altrimenti destinata a riversarsi a valle”
(Fonte: www.ValleOlona.com). Questa la dice lunga sull’innovazione della
progettazione.
Bastava informarsi, bastava leggere le relazioni dei geologi che hanno lavorato ai vecchi PRG, al nuovo PGT o semplicemente al Piano di Emergenza Comunale di Solbiate Olona. Oppure leggere il minimo indispensabile relativamente ai vincoli PAI (Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino del Po). È tutto scritto lì, evidenziato e colorato.
Però è
anche giusto sollevare dalle responsabilità i tecnici: come potevano conoscere
queste cose se, per esempio, il Piano di Emergenza Comunale di Solbiate Olona,
finanziato dalla Regione Lombardia, realizzato in collaborazione con Gorla
Maggiore e consegnato nei primi mesi del 2013, non è mai stato presentato
nemmeno ai cittadini???
Si sa, ogni incontro pubblico è rischioso, e sarebbe stato molto
rischioso ai tempi presentare un Piano di emergenza scritto con quei cattivoni dell’ex-Protezione
Civile, smantellata dal Melis…
Roberto Viganò
Roberto Viganò
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